domenica 21 giugno 2009

ti ho visto


ti ho visto mille volte, probabilmente molte di più... eppure mai come ieri.
lo sguardo spento, triste, abbandonato.
le mani deboli e tremanti. la testa pesante e stanca.
le gambe inesistenti.
i lividi ti coprivano ovunque.
biascicavi.
bofochiavi parole incomprensibili a tutti tranne che a te che producevi quei suoi indistinguibili.
ti guardavo imbarazzata per paura che ti accorgessi del dolore del mio cuore.
ti guardavo dolcemente perché tutta quella tua debolezza ti rendeva un vecchio cucciolo d'uomo ormai consumato da una malattia troppo grande.
poi hai iniziato a parlare... a dire cose senza senso... e per un attimo ho desiderato ardentemente che tu dicessi tutte quelle cose per cui in gran segreto ti prendiamo in giro in famiglia... e qualcuna l'hai anche detta suscitando in me una malinconia incredibile.
avrei voluto abbracciarti forte e piangere sulla tua spalla, ma non potevo. ho dovuto essere forte per te, per la zia. e se mi fossi messa a piangere in uno dei tuoi pochi momenti di lucidità? no, non volevo farti così male. ho pianto dopo, da sola, in macchina prima di tornare a casa.
ho pianto solo quanto mi serviva per liberarmi subito delle paure più banali... e poi sono partita.
ora però ho ancora voglia di piangere per te... per me... e per tutto quello che sei e hai saputo essere.
ma ancora dobbiamo aspettare che tu decida che è arrivata la fine. non soffrire troppo. ti chiedo solo questo... non soffrire troppo.

martedì 9 giugno 2009


una lacrima scende, riga la guancia, solca il cuore e svanisce.
un respiro inebria la mente, offusca i pensieri e svanisce.

svanisce.

svanisce...


svanisce... e basta.

sei ciò che non è più


a volte si crede che non ci sia modo di perdere le persone che amiamo, con cui siamo cresciuti, pensi che ci saranno per sempre, che vedranno ogni tuo passo, che commenteranno ogni tua scelta, che ti sorrideranno e sgrideranno. pensi che non smetteranno mai di "essere".
poi un giorno, senza accorgertene, il silenzio piomba addosso e tu ascolti quel silenzio impalpabile.
"essere" non è più così scontato. ma non perché smetti di esistere fisicamente, no... la morte è forse più facile da accettare, ma c'è la morte cerebrale... quella è ben più difficile da comprendere.
perdere la voglia di vivere, le motivazioni, la grinta per aggredire la vita tutti i giorni.
spegnersi lentamente in un letto, compiangendosi, piangendosi e rimpiangendosi.
immane tristezza, impossibile da colmare.

e così silenzioso, cerchi di capire se desideri che giunga anche la morte fisica a porre fine al suo strazio. gli voglio bene. son cresciuta ballando sopra i suoi piedi in salotto, abbracciandolo appena potevo, andando al mare intere giornate e dormendo a casa sua d'estate. mi ha insegnato a mettere il cuscino nel letto per stare dritti a guardare la tv. mi ha regalato il mio primo paio di levi's e una felpa che adoro. mi ha raccontato storie a cui era difficile credere anche se ero bimba. era ruvido di carattere come un vecchio fin da giovane. lo spiavo mentre la mattina eseguiva tutti i rituali del suo giorno.

mi mancherà... mi manca già adesso...
è come se già non ci fosse più...
brutto lo so, ma forse è solo un mio modo di abituarmi all'idea di una futura perdita.
scusa zio... non per questo non rimarrai nel mio cuore e non lo sei già ora.
ti voglio bene, non soffrire troppo.